Emissioni industriali: bene esclusione allevamenti bovini dalla direttiva UE

Europa

"Non possiamo che accogliere con grande soddisfazione l'esclusione degli allevamenti bovini dagli obblighi derivanti dalla direttiva sulle emissioni industriali, con la quale si era inteso equipararli, a livello di inquinamento e di emissioni in atmosfera, alle grandi industrie dell'unione europea",

afferma il presidente della copagri Tommaso Battista all'indomani del voto in commissione agricoltura del parlamento europeo sulla proposta di revisione della direttiva UE, col quale è stato inoltre scongiurato, a larghissima maggioranza, il rischio di ulteriori oneri a carico degli allevatori di suini e di pollame. "Ringraziamo gli europarlamentari della comagri per aver accolto il nostro appello volto a tutelare la zootecnia nazionale, istanza che ora estendiamo ai membri della commissione ambiente, i quali dovranno a loro volta, entro la fine del mese di maggio, esprimersi sul medesimo testo, che originariamente ignorava del tutto il fondamentale e imprescindibile ruolo svolto dagli allevamenti in relazione alla tutela idrogeologica del territorio, alla difesa dell'ambiente e della biodiversità e al contrasto allo spopolamento delle aree interne e rurali del paese", prosegue Battista, che aggiunge: "Nel condividere pienamente gli obiettivi comunitari in materia di riduzione delle emissioni di gas serra e di contrasto all'inquinamento, non possiamo mancare di ribadire l'assurdità di equiparare, in termini di inquinamento, le grandi industrie e gli allevamenti bovini. Il rischio concreto è quello di andare a incidere ulteriormente sulla redditività di un settore di fondamentale importanza per l'economia e per l'agroalimentare nazionale, comparto che sconta già notevoli difficoltà, a partire dagli incrementi record dei costi di produzione e dell'energia". " È bene ricordare che il primario è l'unico settore produttivo che, oltre a generare gas serra, contribuisce sensibilmente al loro assorbimento. Sono sempre più numerosi gli studi scientifici e accademici dai quali emerge con chiarezza come il contributo della zootecnia in materia di inquinamento sia sensibilmente più contenuto di quanto si pensi, tanto che nel decennio 2010-2020 il comparto non solo abbia notevolmente ridotto le proprie emissioni, ma sia addirittura andato in negativo, finendo cioè per sottrarne dall'atmosfera ben 49 milioni di tonnellate. Sempre guardando ai numeri, giova ricordare che l'Italia contribuisce ad appena l'1% delle emissioni mondiali di anidride carbonica, pari complessivamente a circa 400mila tonnellate; di questa cifra, appena il 5% deriva dall'attività zootecnica e, in generale, dal primario, con una incidenza sensibilmente inferiore alla media comunitaria dell'11-12%", ha concluso Battista.

Fonte: agra press