L'eccesso di cereali della Polonia dimostra che il nostro sistema alimentare è disfunzionale

Europa

Nel 2022, i titoli dei quotidiani mettevano in guardia contro possibili carenze alimentari globali sulla scia dell'invasione russa dell'Ucraina. I prezzi del frumento hanno toccato picchi record quando la Russia ha bloccato le esportazioni di cereali ucraini nel Mar Nero. I politici e la lobby del settore agroalimentare hanno sfruttato la situazione per giustificare i continui attacchi ai piani dell'Unione Europea per ridurre l'utilizzo di pesticidi, sostenendo che il mantenimento dei livelli chimici sia necessario per garantire la sicurezza alimentare. Oggi, a un anno di distanza, e' emersa una storia molto diversa. In Polonia, Romania, e Bulgaria, i produttori agricoli sono sul piede di guerra per un eccesso di grano ucraino scaricato sulla loro soglia di casa. La scorsa settimana, il ministro dell'Agricoltura della Polonia, Henryk Kowalczyk, e' stato costretto a dimettersi proprio a causa di questa questione, e gli agricoltori polacchi sono stati spinti a protestare contro la prima visita ufficiale del presidente Zelenskyy, a Varsavia, dall'inizio della guerra. Questi agricoltori hanno motivo di sentirsi danneggiati. Gran parte del raccolto cerealicolo dell'Ucraina e' stato reindirizzato su rotaia, e tutte le tariffe e le quote dell'Unione Europea sono state rimosse per garantire che i cereali non rimanessero intrappolati e andassero sprecati. Afflussi senza precedenti di frumento ucraino, per un valore complessivo di 1,17 miliardi di euro, hanno attraversato i paesi limitrofi dell'Unione Europea, determinando un abbassamento dei prezzi locali, e lasciando la produzione di molti agricoltori a languire nei magazzini. La produzione avrebbe dovuto transitare attraverso quei paesi alla volta dei mercati internazionali. Ma e' invece rimasta, per lo piu', all'interno dei confini nazionali, occupando spazio nei silos, ed entrando nel mercato locale, a causa della scarsa capacita' di trasporto e di problemi legati all'infrastruttura ferroviaria. A tutto cio' ha contribuito anche una contrazione della domanda proveniente dai paesi del Nord Africa, che hanno dovuto ridurre le importazioni di prodotti alimentari, poiche' le loro economie risentono dell'aumento dei tassi di interesse. Siamo, quindi, di fronte a una produzione alimentare troppo scarsa, o eccessiva? La risposta non e' nessuna delle due. L'eccesso di cereali sui mercati di Polonia, Romania e Bulgaria dimostra che l'attuale crisi dei prezzi alimentari non e', e non e' mai stata, una carenza di cibo. Si tratta, piuttosto, di distribuzione e di mercati disfunzionali. Oggi, i produttori agricoli polacchi sono in difficolta' a causa del crollo dei loro redditi. Ma la disfunzione dei mercati alimentari e' un fenomeno globale. Per decenni, gli agricoltori di molti paesi del Sud del mondo sono stati colpiti, in modo simile, dalla vendita sui loro mercati di prodotti alimentari a basso costo (dumping) provenienti da paesi occidentali, che sovvenzionavano la produzione e le esportazioni alimentari. Molti di quei paesi sono diventati dipendenti dalle importazioni alimentari, il che li ha resi particolarmente vulnerabili alle perturbazioni del mercato globale. Questi paesi sono, oggi, alle prese con l'impennata della spesa per le importazioni di prodotti alimentari, e con gli aumenti legati ai rimborsi dei loro debiti, che minacciano nuove ondate di fame, nonostante in Europa vi sia un eccesso di cereali. Risultati di questo tipo sono il prodotto di un sistema alimentare industriale fallimentare, che da' priorita' alla sovrapproduzione di poche commodity alimentari di base per catene di approvvigionamento "just in time" globalizzate; e che incoraggia la monopolizzazione da parte di una manciata di imprese agroalimentari - come i colossi cerealicoli che, lo scorso anno, hanno registrato profitti record, mentre i mercati alimentari andavano in tilt. E' un'impostazione che non riesce a fornire cibo laddove necessario, a impedire l'aumento della fame, o a garantire mezzi di sostentamento stabili per i produttori agricoli. Inoltre, i sistemi alimentari basati su queste linee di concentrazione non solo sono estremamente vulnerabili a shock, come guerre, cambiamenti climatici e instabilita' finanziaria. Sono anche soggetti a cicli di espansione e contrazione persistenti che solitamente provocano blocchi, eccessi, e volatilita', che danneggiano agricoltori e consumatori in tutto il mondo. Nell'immediato, i produttori agricoli colpiti delle regioni orientali meritano una sorta di compensazione, il cui finanziamento potrebbe provenire da un'imposta sugli extra-profitti dei quattro colossi cerealicoli che hanno realizzato guadagni record grazie all'impennata dei prezzi alimentari. E' necessario uno sforzo maggiore per far si' che i cereali possano uscire dall'Ucraina, cosi' come dalla Romania, dalla Polonia e dalla Bulgaria - e arrivare in luoghi che ne hanno bisogno, come le regioni ad alta insicurezza alimentare. Non dovrebbero essere scaricati sui mercati locali, ne' somministrati a suini o a bovini. Ma e' anche tempo che i politici riconoscano che il sistema alimentare industriale non riesce a garantire una sicurezza alimentare resiliente, ne' la stabilita' finanziaria dei produttori agricoli. Limitarsi a produrre sempre di piu', e a sfruttare le risorse naturali per ottenere rendimenti maggiori in nome della 'sicurezza alimentare', e' una ricetta che consente il perpetuarsi di questa situazione di caos. E devono porre fine alla corsa al ribasso, e non mettere piu' gli agricoltori uno contro l'altro. Sì, avremo sempre bisogno di un commercio equo. Ma il nostro sistema alimentare deve essere completamente trasformato e diversificato, per renderlo molto piu' resiliente di fronte agli shock - e meno soggetto a dannosi cicli di espansione e contrazione, bolle speculative, e dumping. Gli agricoltori devono poter produrre una maggiore varieta' di alimenti per piu' mercati locali e regionali. E devono ricevere un prezzo equo e stabile dai consumatori.

fonte: agra press